Questa è solo una delle perle di Jorge Alberto Gonzalez Barillas, meglio conosciuto come “Magico” Gonzalez.
Alzi la mano chi lo conosce. Signore e signori, stiamo parlando di uno dei massimi talenti della storia del calcio mondiale, e probabilmente anche di uno dei più sconosciuti.
Jorge Alberto Gonzalez Barillas nasce a El Salvador nel 1958, uno dei paesi politicamente più instabili dell’America Centrale. Cresce in una famiglia poverissima, ultimo di 8 figli, ma con una passione sfrenata per il pallone. Negli anni dell’adolescenza fa suo un bagaglio tecnico formidabile, che unito alla sua velocità gli permette da subito di proporsi come uno dei giovani più interessanti del panorama nazionale.
Nel 1977 viene acquistato dal Club Deportivo FAS de Santa Ana, e conquista immediatamente due titoli nazionali, insieme alla Coppa dei Campioni della Concacaf, che gli valgono le prime convocazioni di una lunghissima carriera nella Seleccion – l’ ultima sarà nel 1998 – e l’appellativo di “El Mago Gonzalez”. I suoi gol trascinano la nazionale Salvadoregna a una storica qualificazione ai mondiali di Spagna ’82. La prestazione dei suoi compagni durante la manifestazione non è esaltante, ma la sua evidentemente sì, al punto da essere inserito nella top 11 del torneo.
Fuori dalla porta c’è la fila per acquistarlo, primo tra tutti il Paris Saint Germain che ha già il contratto pronto, ma Gonzalez non si presenta all’appuntamento “Non volevo assumermi un carico di responsabilità troppo grande” spiegherà poi. Come nelle più belle favole, tra tutte le pretendenti Gonzalez sceglie la meno appetibile, il modesto Cadice, che in quegli anni naviga nella parte medio bassa della Liga spagnola. È lì che Gonzalez trova il proprio heimat, il clima ideale nel quale far fiorire il proprio talento. E anche la propria indisciplina. A Cadice gli perdonarono di tutto, le sue notti brave, i ritardi agli allenamenti, i ritiri mancati.
La leggenda del Magico Gonzalez
Proverbiale la sua passione per le donne e per le dormite. Si racconta che il club avesse ingaggiato una persona con l’unico incarico di andarlo a svegliare la mattina, e che in una giornata particolarmente difficile, fu convocata la banda musicale della città al completo per tirarlo giù dal letto: “Sia chiaro che mi sono alzato solo perchè la musica mi piaceva”. Nel tempo libero Gonzalez faceva la cosa che gli riusciva meglio, cioè incantare. Questo è solo un assaggio delle sue giocate e capirete da voi perchè in breve tempo divenne El Magico Gonzalez.
El Magico entrò nella leggenda, quando in una notte d’estate, in cui si doveva giocare una partita del Torneo de Carranza contro il Barcellona, semplicemente non si presentò. Alla fine del primo tempo i blaugrana stavano conducendo per 3-0 e fu allora che El Magico fece capolino negli spogliatoi dello stadio, reduce da chissà quale avventura. Il Presidente era su tutte le furie, ma il tecnico Dragoljub Milosevic, perso per perso, decise di mandarlo lo stesso in campo nella ripresa. Il risultato furono due gol e due assist che ribaltarono il risultato e lo consegnarono alla Storia.
Al termine di quella stagione, il Cadice retrocesse, e a Magico fu concesso di partecipare a una tournée proprio insieme al Barcellona di Maradona, che lo conosceva bene e ne caldeggiava l’acquisto. Durante quelle due settimane Gonzalez fece di tutto, oscurando con le sue giocate il talento del Pibe, ma allo stesso tempo facendo diventare matti tutti gli accompagnatori al seguito dei catalani. L’episodio chiave di quei giorni, e che determinò il mancato tesseramento di Gonzalez, è legato all’ultima notte di ritiro, quando nell’albergo in cui era ospite la squadra, scattò il segnale antincendio.
Tutti lasciarono l’ edificio, eccetto Magico che si stava godendo la serata insieme a una bella californiana: “Non potevo uscire, non avevo mica finito, e poi non era colpa mia se è scattato l’ allarme”. Una versiona alternativa e non accreditata della storia afferma invece che sia stato proprio Gonzalez, tramite non si sa quale prodezza, probabilmente una rabona, a far azionare i sensori. Comunque sia andata, El Magico non firmò, ma Maradona in seguito, riferendosi a lui, lo definì tecnicamente migliore di sé. Poco importa che a detta di Diego almeno 50 giocatori siano stati migliori di lui, compreso il fratello Hugo. Ed escluso Pelè ovviamente.
Le accuse di violenza sessuale e l’Olimpo del calcio
L’ amore tra Gonzalez e il Cadice conobbe un’ interruzione solo per una stagione, nel 1985-86, quando passò al Real Valladolid, dove però i suoi eccessi non furono particolarmente apprezzati, e così dall’ anno successivo tornò a vestire la maglia canarina. Nella seconda fase della sua esperienza andalusa, visse però anche una delle pagine più buie della sua vita privata, quando fu accusato di violenza sessuale da parte di una ragazza del posto.
Gonzalez fu scagionato completamente dall’ accusa ma non tornò più a giocare come prima. Nel 1991 prese l’aereo e tornò in patria, per vestire la casacca del suo primo amore, il FAS. Fece in tempo a vincere altri due campionati e a entrare quindi di diritto nell’Olimpo dei calciatori salvadoregni. Dal 2006 lo stadio Nazionale di San Salvador è dedicato a lui, che smesso di giocare ha deciso di impiegare il suo tempo libero lavorando come tassista, lontano dai clamori del calcio europeo e dalle sue pressioni. Un lavoro completamente “altro”, che finalmente gli permette di dedicarsi alla cosa che gli è piaciuta di più nella vita: svegliarsi tardi la mattina.